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KRITIKEN
ÜBER DIE CD "LA CHANSON FRANÇAISE"

LA CHANSON
FRANÇAISE
Milva e la canzone francese. Nessuna delle due aveva bisogno di
ulteriori consacrazioni. Ed è proprio per ciò che,
unite in questo album, riescono entrambe a toccare i cieli più
alti della musica, dove l'aria è libera dai riflessi di luce
del tempo, dal pulviscolo del mercato, dalla retorica di maniera.
Musica per amore della musica, che guarda al genere leggero tenendo
entrambi i piedi ben saldi dentro i confini della classica.
Non sorprendetevi se vi capiterà di trovare a stento in Italia
questo disco. Anche se ultimamente i canali della distribuzione
elettronica hanno inserito il titolo nel proprio catalogo, è
all'estero, alla Germania in modo particolare, che dobbiamo rivolgerci
se vogliamo accedere all'immenso repertorio della Rossa. Se Milva
fosse nata in Inghilterra sarebbe da tempo stata insignita di qualche
titolo nobiliare (esiste un equivalente al femminile di "baronetto"?),
in America l'avrebbero nominata ambasciatrice, in Francia le avrebbero
almeno dedicato una statua. In Italia pare si preferisca glissare,
anche se, come minimo, dovremmo guardare a lei come ad un Cavaliere
del Lavoro, tanta è stata la sua capacità di produrre,
a livelli eccelsi, in campi continuamente diversi. Ma con buona
probabilità la signora Biolcati dei riconoscimenti ha perso
il conto, e le medaglie di cui preferisce fregiarsi sono quelle
conquistate sul palco, nella quotidiana attività concertistica
svolta in tutti i paesi della terra. Proprio da queste esperienze
di spettacolo nasce "La chanson française", registrato
a Bolzano dal 14 al 17 maggio 2001, nel corso delle prove dello
spettacolo che ha unito, per iniziativa della Cassa di Risparmio
di Bolzano, la voce della grande interprete italiana e la professionalità
della Haydn Orchestra di Bolzano e Trento diretta da Peter Keusching.
Venti i pezzi, tutti orchestrati da Hubert Stuppner, dei quali dodici
classici vocali, interpretati da Milva, ed otto solo musicali. Il
senso di questi ultimi, più che nel ruolo di collegamento
fra le canzoni, sta nella possibilità di creare ulteriori
spazi di emozione in cui le note, liberate dall'impegnativo fardello
dei testi e dell'interpretazione, spaziano liberamente, consentendo
all'ascoltatore di cogliere la purezza di melodie immortali, o di
immaginare frammenti di un magico passato. Al centro del palcoscenico
due primedonne, faccia a faccia: la canzone francese "storica"
(il periodo d'oro compreso tra il dopoguerra e il 1968) e la voce
di Milva. Un repertorio impegnativo, carico di suggestioni e riferimenti
emotivi, che la Pantera di Goro affronta con la professionalità
di sempre, rendendosi realmente credibile grazie alla capacità
di sommare alla tecnica la propria partecipazione totale. E' musica
diversa, questa, cristallina, fuori dal tempo, eppure capace di
essere popolare grazie alla forza di melodie che appartengono alle
radici di tutti. "La chanson française" è
un disco documento, costruito con la testa: lo dimostra un libretto
ricchissimo, che riporta accanto ai testi in francese, il pregevole
intervento di Hubert Stuppner "Passione e rimpianto nella chanson
francese da Edith Piaf a Charles Aznavour" preziosa introduzione
per i più giovani a questo mondo musicale, stimolo per i
maturi a coglierne nuove sfumature. Ed ancora note biografiche sugli
interpreti (Milva, l'orchestra, il direttore), il tutto rigorosamente
in italiano, tedesco e francese. Un disco colto, quindi, ma capace
di divertire, perché ascoltandolo si ha chiaramente l'impressione
che quanti hanno lavorato alla sua realizzazione l'abbiano fatto
per piacere più che per mestiere. Ed alla fine, nei molti
momenti in cui Milva e la canzone francese si fondono e confondono,
al centro dell'attenzione resta una sola protagonista: la grande
musica, senza più definizioni nazionali ma cittadina del
mondo.
© Radio
Voce Camuna
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Française"
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