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A PROPOSITO DI "IN TERRITORIO NEMICO "
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9 aprile 2007
di Giacomo Ricci |
MILVA “In territorio nemico” (CD 2007)
Nell’universo delle “reginette” della canzone, Milva, l’Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania, non si smentisce: “In territorio nemico” è un disco profondamente coerente, tanto sul fronte interno, quanto se letto in linea di continuità con la produzione precedente dell’artista. Un’operazione di sintesi tutt’altro che improvvisabile, soprattutto se si considera il volume di carriera che la nostra può vantare e la marcata curiosità che l’ha portata ad esplorare territori fra loro molto lontani, dal teatro impegnato alla canzone popolare. E’ pertanto un “pop” fra virgolette, quello che troviamo qui proposto, intriso com’è di rimandi significativi e colti. In “Jacques” si respira l’odore del mare di Brest, viaggiando fra i marinai di Josse, di Prevert e di Fassbinder, ma si sentono anche le atmosfere del “Canto A Lloret” che con Vangelis la Rossa propose in “Tra due sogni”. E’ musica d’autore, questa; ancora una volta, come già accadde per Brect e Merini, è un autore letterario, il fenomeno Faletti, che torna ad adattarsi alla canzone. In “The show must go on” Ritroviamo tutte le tematiche e le atmosfere degli “Artisti”, album di grande successo all’estero, quasi ignoto in Italia, mentre il cecchino di “Tre sigarette” ha i tratti innocenti e perversi dei migliori ritratti che Jannacci abbia mai dipinto, altrove spuntano gli orizzonti lontani e sognati di Battiato. “In territorio nemico” non mancano tematiche chiaramente sociali, come in “Mio fratello non trova lavoro”, affrontate con passione e grinta, una denuncia che non si fa politica, ma umana partecipazione al soffrire.
Personalità plasmabile e teatrale quella di Milva, che si fa pirata in “Canzone della donna che voleva esser marinaio”, in un progressivo percorso di “Cambio d’identità”, che affronta il “Rovente” senso di dipendenza che l’amore “Maledetto” comporta, “La mosca bianca” che si mimetizza sul muro in un gioco che solo l’ombra rivela.
Ennesima (72^ dicono i più informati) prova di una classe capace di andare oltre i confini nazionali, forte di un carattere che non risente delle mode e del tempo, di una capacità di mettersi in discussione e di reinventarsi che raramente capita d’incontrare.
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